Una domenica di aria tersa, solare, come certi giorni di marzo sanno regalare. Con l'aria salsa che sa di pinne e costumi da mettere per un tuffo.Siamo nemmeno in 50 sul lungomare di Chiavari. Due le distanze: maratona e mezza. Si va verso Cavi di Lavagna. Dopo il primo chilometro le sensazioni sono quelle giuste. Mi trovo in testa alla corsa con Massimo Schella e un mezzofondista della Snia di Milano. Non fatico. Al giro di boa (in fondo a Cavi) provo a allungare. Dovrei essere sul piede di 3'15" al chilometro. Mi trovo all'improvviso solo in testa. Nell'andirivieni saluto Marco Pari, iscritto sulla distanza della maratona. Non è troppo distante. Le gambe, come si suol dire, girano. Al ritorno in prossimità del fiume un episodio curioso: un'automobile scarica sul posto addetti che, in fretta e furia, mettono cartelli con l'avviso del chilometraggio. Poco prima che piantino il numero cinque leggo sul cronometro: 16'30". Dietro, nessuno. Continuo e mi trovo a un incrocio. Svolto a sinistra. E' la statale della Val Fontanabuona. La riconosco perchè ho parenti a Cicagna. Nessuno sulla strada. Ho una strana sensazione...Mi giro e vedo Pari a circa 150 metri.Continuo e, a un certo punto, sul cronometro che segna 1h09'30", si materializza il cartello della mezza maratona.Mi frana addosso la consapevolezza di avere sbagliato strada. Tempo trenta secondi e mi raggiunge Marco: "Dài Danilo, seguimi...". No, non me la sento. Cose che capitano. Vuol dire che torno indietro verso Chiavari. Si ferma un'auto dell'organizzazione: "Ti abbiamo visto. Ti premiamo lo stesso a Chiavari, perchè eri nettamente in testa. Sali su e ti riporto alla partenza". All'arrivo l'organizzatore mi premia con una targa. Adesso sento la stanchezza. "Pari in testa al trentesimo chilometro, sta tenendo un ritmo da record!", mormora lo speaker. Vado negli spogliatoi, vicini alla spiaggia.Una doccia. Entra il giudice Mario Sossi. "Chissà come sta andando la gara, caro ingegnere...". Non, non sono ingegnere, sono geologo ma in quel momento sono distratto da un certo clamore e da un urlo: "ecco il primo!!!!!". Qualcuno apre la porta dello spogliatoio. E' Marco Pari. Mi avvicino: "Quanto hai fatto?". "Indovina?", mi dice. "Due ore e venticinque", abbozzo. Mi fa vedere il piccolo display del cronometro: "2h19'26".
Un astronauta corre nella navicella spaziale lanciata verso i confini dell'Universo. E' una delle scene meravigliose di "2001 Odissea nello spazio", il capolavoro di Stanley Kubrick del lontano 1968. Vedo delle attinenze con la realtà odierna, dove l'esistenza di un virus terribile costringe a fare attività motoria al coperto. Situazione emblematica......Nel film poi il computer addetto al viaggio, Hal, inizierà a dare segnali di squilibrio fino a tentare di uccidere l'equipaggio.