Amarcord Staffetta 24 per un'ora di Asti
Viaggio al termine della corsa notturna. Ricordo di una Staffetta 24 per un'ora fra Asti e Paula Radcliffe. Ci vuole una corsa a metà fra notte e giorno nel freddo di Asti per farti capire che non sei più quello di una volta. Quello di 18,624 chilometri a Vado Ligure, aprile 1983. Oppure quello di 18,484, poi 17,800, poi 17,000, insomma una discesa agli Inferi. E così , dalle sei alle sette di una domenica fredda, glaciale (del resto a Asti o prendi un caldo insolito o un solito freddo , siamo solo alla fine di marzo) con il Circolo Luigi Rum , con il cambio dell'ora , e paranoie connesse (ma devo correre alle sei di mattina o alle sette?), bisogna iniziare a recuperare giri nei confronti del VIllanova . Loro sono davanti di circa 1500 metri. Carmela, eroica, imbacuccata come un'esquimese, mi dà i passaggi a bordo pista. Le ho detto che vorrei sentire 1'29"-1'30" ogni giro. Siamo a metà. Chi correva con me non ce la fa. Dopo una contrattura sofferta qualche mese prima, dopo un mese di stop, mi sono proposto il minimo sindacale: più di 16 nell'ora. Qualcuno mi riconosce, Franco Cipolla, mitico maratoneta, mi incita. Così Dario Amateis, Vittorino Zaccone, Matteo Avataneo. A quell'ora non c'è molta gente. Sotto le luci dei riflettori, avanza il giorno. A quasi 40 anni dovresti sentirti appagato, potresti commentare le gare degli altri con un tono saccente. E invece no. Alla fine saranno 16,200 chilometri. Ho recuperato qualcosa. "Se mettono in pista altre sei persono così, vincono". Sento un commento. Mi ha dato il cambio l'ultramaratoneta Vincenzo Tarascio, ora corre Ernesto Calenda. Poi arrivano Alberto Azzarini, Josh Marshallasay, Ridha Chihaoui . Mentre mangio qualcosa allo stand con Giancarlo Cabassi, penso che adesso siamo a un chilometro dai primi.