Il giorno della peste nera
IL GIORNO DELLA PESTE NERA
Da vivo
Ero peste.
Morendo
Sarò la tua morte.
(Martin Lutero)
Come una trota percorsa dall'elettricità di un'arma da frodo, il cellulare si muoveva scomposto sul tavolo. Lui trasalì perché lo chiamava il capo."Ma dove sei?", era la domanda rituale che avrebbe nascosto ancora una volta il mandare all'aria i pomeriggi di un tentato otium vitellonesco. Niente da fare, l'inverno era periodo da ascesi di lavoro, lavoro e lavargento (mica si poteva sempre arrivare primi sul podio dei 5.000…). Fatta questa battuta squallidissima, lui fece opera di infinita umiltà (quella nei giornalisti non deve mai mancare, gli avevano raccomandato profeticamente anni prima, si sa, l'Italia è paese delle raccomandazioni) nell'accostarsi alla temuta richiesta di articolo: " Stasera alle 18 allo Yachting Club presentano una nuova società master….tu sei lo specialista di podismo…..non ci siamo mica dimenticati di te…..parti e vai. Ma mi raccomando…". " Mi raccomando cosa?". "Giacca e cravatta…..si, darebbe fastidio anche a me, ma il regolamento è chiaro. Poi ci sentiamo". All'aria l'ora e mezza con Mario al campetto, all'aria la voglia di sperimentare il "nulla" del pomeriggio. Ora et labora, anzi, meglio dire "Ira et labora", perché non poteva rifiutarsi, ma figuriamoci, il richiamo della foresta gli diceva di andare ancora una volta, così si inoltrò nel canalone architettonico brulicante di volti, nasi, gambe, rotule, ginocchia e caviglie rivestite di vestiti ( e cos'era, un Pronto Soccorso?) del Centro Storico che più genovese non si sarebbe potuto definire, verso poi la rarefatta tranquillità, il rollìo delle barche del Porto Antico. Portone bronzeo, ecco l'affacciarsi di una testa nera per i capelli tinti. C'era il solito cinquantenne tutto "fitness". "Invito, scusi?". "Mi manda il Corriere Mercantile, mi scusi…". "Ah, già, il dottor Zampino, no?". "Si, proprio lui in persona, si vede che come parola d'ordine funziona, no?", frase pregna di cinismo paraconfidenziale. "Ragazzo, si vede che lei è un neofito..". "Neofita, si dice neofita, Zingarelli docet", replicò Dani: "Lei è in ritardo, comunque la accompagno in sala". Il corridoio era pieno di busti e di quadri di tempeste in alto mare. Le vetrate dell'ampio salone facevano intravvedere una teoria infinita di smoking bianchi e colli su camicie bianche a loro volta illuminate dal giallo dei polsini dorati. Non c'era signora senza pelliccia. Il cameriere lo accomodò brusco nelle ultime file. Mentre il dottor Sessarego illustrava con dovizia di particolari le finalità del gruppo sportivo "Furie grigie", due dirigenti si davano di gomito proprio al tavolo del cerimoniale: " Chi è l'ultimo entrato?". "Deve essere il giornalista del Mercantile". "Ha l'aria del comunista incazzato… dello jettatore". "E' un giovane…sa….questi pubblicisti alle prime armi……Certo, fosse venuto Zampino, magari gli allungavamo un verdone e allora c'era lo spazio assicurato.Invece questi scalzacani di idealisti sono pericolosi. Non me ne frega niente
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