Di corsa sul Monte di Portofino- breve racconto
CORRERE SUL MONTE
(" Vedo che i tuoi capelli stanno bruciando.
Le colline sono di fuoco.
Se dicono che non ti ho mai amata,
sai che mentono"
Jim Morrison and The Doors, 1971)
Sembrava da lontano un capodoglio gigantesco proteso verso il blu del mare. In realtà era il Promontorio di Portofino, il "Monte", e il pilota che dall'alto si posizionava con ampi giri prima di indovinare il corridoio giusto verso l'Aeroporto di Sestri Ponente li scorse mentre i tre, giunti sull'ampio piazzale, si sgranchivano le gambe e facevano qualche esercizio di stretching prima di buttarsi sui sentieri. "Non ci provare, hai capito?Fermo con le mani, disgraziato!". Già perché Albi, molto tempo prima dello show pippobaudesco a Sanremo, si divertiva a dare delle manate proprio là dove non batteva il sole. E ci mancava anche un colpo foriero di sterilità prima di iniziare il giro nelle selve, negli sterrati, nelle radure , negli strapiombi alla Orlando Furioso che tanto piacevano a Dani, Albi e Pinin!Ma Albi era così, imprevedibile: a volte si chiudeva in se stesso, in altri casi era un libro aperto…."Se proprio ci tieni a castrare la gente con dei colpi bassi- era il tono incazzoso di Dani-prenditela con il presidente della polisportiva che non ti ha dato il nulla osta per il trasferimento, non con noi!". I tre si avviarono verso il "piccolo Golgota", almeno dieci tornanti (redeunti, per i latinisti) che li portavano verso il parcheggio classista della pagoda del Grand Hotel."Le vedi quelle macchine, Mercedes, Porsche, etc, le vedi? Ladri, sfruttatori del lavoro altrui, lenoni, ci vorrebbero i Black Block! Li vedi?" Albi era prevedibilmente scatenato in una giaculatoria stile Savonarola del terzo stato. In cima al piazzale li traguardava il sorriso a tutto ponte di un maturo capitano d'azienda: " Bvavi, qvesti podisti, bvavi davvevo!", li accolse così. "Nonno, con quante erre mosce hai licenziato e messo in cassa integrazione, eh?Regola d'oro: fatti i c…..tuoi!" Dani dovette recitare la parte del Grande Repressore, lo spinse verso il sentiero del traliccio. Da lì iniziava la Selva, iniziava il Silenzio degli scalpiccii, i discorsi che a poco a poco la fatica, le prime erte, rarefacevano.Pinin si dilettava di pittura: " Magnifico il disegno che ho visto sulla copertina di un disco ieri. C'era un teschio che a poco a poco diventava il volto di una fanciulla morta. (prima parte-continua)