Bilancio dei Mondiali 2023: l'opinione di Daniele Perboni

Daniele Perboni, lombardo, per la precisione lomellino, è giornalista specializzato in atletica leggera. Collaboratore storico della Gazzetta dello sport, ex direttore della rivista Atletica Leggera, attualmente è firma della rivista on line Trekkenfild e di Sport olimpico. Com'è sua consuetudine, ha seguito da molti anni Olimpiadi, Europei e Mondiali. Ecco il suo personale bilancio della spedizione azzurra a Budapest.

"Poche ore e saremo alla “fine dei giochi”, nel senso che anche questa edizione dei Campionati Mondiali volgerà al termine. Il conto finale del ristorante Budapest presenta il conto con un oro (l’immenso Gimbo Tamberi nell’alto), due argenti (il finalmente ritrovato Leo Fabbri nel peso, e la sorprendente staffetta veloce) e il bronzo dell’inossidabile Antonella Palmisano. Si poteva fare meglio? Difficile. Non dobbiamo dimenticarci, infatti, che siamo al cospetto del mondo e non solo del continente Europa, come accadde lo scorso agosto in quel di Monaco di Baviera. Per ora l’atletica italiana è questa. Forte, rinata anche se in alcuni concorsi e nelle prova lunghe proprio non ci siamo, buona “potenza continentale”, come ci ricorda la vittoria nel Campionato europeo a squadre (la vecchia Coppa Europa), ma dobbiamo fermarci qui. Il mondo è ancora lontano, Inutile illuderci. Riusciremo a raggiungerlo? È presto per dirlo. Nuove generazioni stanno crescendo mentre i più forti azzurri stanno ormai giungendo, per età, al capolinea della carriera. Lo stesso Jacobs, troppe volte fermo per infortunio, non è più un giovincello (28 anni, 26 settembre 1994). E che dire di Tamberi che di anni ne conta 31 (1º giungo 1992)?. Senza contare che nuovi continenti si stanno affacciando prepotentemente alla ribalta. Specialità tecniche, un tempo appannaggio di solide scuole come il giavellotto o il martello, hanno trovato nuovi degni rappresentanti. Vedi i due ori del Canada nel martello, o i tre finalisti indiani nel giavellotto. Analizzando il medagliere si può evincere come l’atletica sia, veramente e senza ombra di dubbi, uno sport, anzi LO sport, universale per eccellenza. Quando mancano ancora una manciata di gare il Medal Table, guidato dagli eterni Stati uniti con 27 medaglie complessive (Italia 10ª), può contare sulla presenza di 42 nazioni. Letteralmente dissoltesi Paesi che in un recente passato ci sovrastavano: Francia e Germania. Quale altro sport è così riccamente rappresentato? Un altro punto di osservazione è la Placing table, cioè la tabella in cui si prendono in considerazione i finalisti (a livello dei primi 8) dando loro dei punteggi. Otto al primo, sette al secondo e così a scalare sino ad un punto all’ottavo. Anche in questo contesto gli Yankee guidano il gruppo con distacco (255 punti), seguiti da Giamaica (121), Kenya (85), Etiopia (83), con l’Italia ottava a 47 punti. E poi via via tutto il resto del mondo sino ad arrivare a 67 presenze. Il succo del ragionamento quindi? Domanda lecita. Il nocciolo della questione è che dobbiamo “accontentarci” e sperare in nuovi talenti. Talenti che non si trovano per caso, ma vanno ricercati nelle scuole, nelle piccole società, negli “scarti” di altri sport, parola brutta certo ma anche in questo caso occorre spiegarne il significato. Sport come basket e palla a volo (quest’ultimo forse quello che conta più tesserati in Italia) necessitano di atleti di altezza superiore alla media e non tutti avranno uno sbocco in nazionale o nella massima serie. Identica sorte tocca a calciatori e rugbisti. Perché, dunque, non iniziare a interagire tra federazioni e Coni? Non è semplice ma questa è la strada". 

Nella foto d'archivio Daniele Perboni è il primo da des con Yeman Crippa (al centro) e il giornalista Walter Brambilla.

 

 

 

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