40 anni fa il trionfo di Cova a Helsinki

Circa 40 anni fa, il 9 agosto 1983, Alberto Cova è l'uomo giusto al momento giusto.L'Italia degli Anni Ottanta, quella per metà ancora degli Anni di piombo, per metà dell'edonismo reaganiano, si scopre popolo di mezzofondisti in una finale dei diecimila metri nei primi Campionati mondiali di atletica, che è una partita a scacchi. Ci sono gli uomini ritmo della pista come i portoghesi Lopes e Mamede (quello del motto "no tengo cabeza"), c'è il tre volte vincitore della Maratona di New York Alberto Salazar, quindi i prussiani Werner Schildhauer e Hansjorg Kunze. La gara è una partita a scacchi. Si passa in 8'22" ai tremila, quindi qualche allungo velenoso, qualche cedimento di troppo causano le crisi di Mamede e Salazar. A circa tre giri allunga il finnico Vainio, accompagnato da un vero boato. Il pubblico vorrebbe un trionfo sulla falsariga di Nurmi o Viren. Ma la vera azione, alla campana, è di Schildhauer, con allungo arrembante di circa 50 secondi l'ultimo giro. E a circa 80 metri dalla fine si concretizza la vera gara: Cova sorpassa il tanzaniano Shahanga, futuro da maratoneta, quindi piomba come un falco su Vainio, su Kunze, fino a superare, in prossimità  dei numeri del traguardo, l'esterrefatto Schildhauer in 28'01"04. "Cova, Cova, Cova!". Urla Paolo Rosi. Italiani popolo di mezzofondisti. E di grandi volate.  

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