"Aura e choc". Un libro su Paavo Nurmi

Helsinki, estate 2017. Un sole tiepido illumina la bella capitale finnica. L'unica nota stonata è rappresentata dai gabbiani, dei piccoli "caccia" che si avventano sui gelati dei turisti nei parchi pubblici. Entro nella libreria Stockmann, nel centro, e, esprimendomi in un inglese liceale, chiedo al commesso se hanno un libro su Paavo Nurmi. Spero nella cultura sportiva del popolo finlandese. Delusione! "Non abbiamo niente", mi risponde. Ma non mi arrendo. Vado al piano superiore e nella sezione sport trovo: "Paavo Nurmi, l'uomo che diventò una statua" di Kalle Virtapohja. Il libro contiene foto preziose. Ce n'è una, che la dice lunga sul mito che circondò "l'uomo di ghiaccio" per eccellenza dell'atletica mondiale. L'immagine è del 24 maggio 1926 e Nurmi ha stabilito il record mondiale dei 3000 m in 8'25"4. Siamo a Berlino. Il grande campione è attorniato da una torma di spettatori, atleti, giudici(?) che sembrano in adorazione. Il più vicino sembra quasi un giornalista (forse) nel tentativo di strappare un'intervista al taciturno campione. "Aura e choc", commenterebbe il filosofo Walter Benjamin. 

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