La Maratona di Boston è stata annullata e rinviata al prossimo settembre. Peccato, perchè la più antica gara del genere (nata nel 1896) quest'anno sarebbe coincisa con il trentennale nell'unica occasione in cui (era il 16 aprile 1990) trionfò un runner italiano, Gelindo Bordin. Era una giornata bella, anche se ventosa. La partenza sparata del keniano Kipkemboi Kimeli, avversario due anni prima di Totò Antibo nella finale dei 10000 m all'Olimpiade di Seoul, e del tanzaniano Juma Ikangaa cambiò subito il volto della gara. I due, approfittando della leggera discesa, passarono in 13'55" (!) ai primi cinquemila. Bordin non fu da meno: 14'11". Tutti gli altri a soffrire da dietro. Ikangaa, habituè della corsa, stakanovista delle maratone, si trovò in testa . Ai dieci chilometri passò in 29'01". Bordin, guardandosi dentro, seguendo il proprio ritmo, era lontano secondo. Ma sapeva che sarebbe arrivato il momento decisivo. All'inizio della famigerata Heartbreak Hill (la collina "spezzacuore") solo otto secondi dividevano i magnifici battistrada della classica americana. In cima alla salita, come nel film di Dino Risi, il sorpasso: il campione olimpico in carica , il veneto che, qualche anno fa, aveva deciso di divebtare professionista sotto la guida di Lucio Gigliotti, proseguì sulle ali dell'entusiasmo, fino a tagliare il traguardo in 2h08'19", nuova migliore prestazione italiana, fra i pochi a avere fatto l'accoppiata vittoria olimpica-Maratona di Boston. Secondo fu Juma Ikangaa, 2h09'52", terzo il semisconosciuto ecuadoriano Rolando Vera, 2h10'46". Quarto Il neozelandese Jonathan Campbell , record mondiale M40 con 2h11'04", quinto il grande Robert De Castella, allora detentore del record della corsa. Una giornata memorabile per lo sport azzurro....![](images/boston_marathon_course_map.jpg)
Villa Gentile 31 ottobre 1981. Qualche minuto prima della partenza radiocorsa mi informa su Umberto De Florentiis. Maratoneta di origini abruzzesi, nel 1938 fu ottavo agli Europei di maratona. Il figlio Silvio "Sisso", azzurro nella Maratona olimpica di Roma 1960 (quella di Bikila) è lì, vicino al parapetto. "Volete non farlo, questo record?", e sorride. Già, 25 chilometri su pista, sessantadue giri e mezzo. Saranno le 16 di un mite giorno autunnale.C'è anche Mamma Rai a bordo campo. Bisogna fare meglio di 1h27'53" di Umberto. Sembra tutto facile, accogliente, caldo. In contemporanea Nicola Dagnino cerca la migliore prestazione italiana dei 45 minuti juniores, e quella dei 20 chilometri su pista stabilita da Silvio De Florentiis nel 1960. Non siamo in molti. Rosolino Damele indossa una canottiera grigio arancione della Perosino Asti, poi ci siamo io, Mariano Penone, Massimo Cugnasco, Vittorio Medica, pochi altri. Dopo lo sparo mi rendo conto che ci sono due gare: una è fra Dagnino e Damele, l'altra fra noi quattro . Dagnino gira a 3'05" al chilometro, noi , dopo un inizio a 3'20", ci assestiamo su un democristiano 3'22". Ci diamo il cambio seguiti da un discreto pubblico, che sembra più attratto, giustamente, dalla prima gara. "Eccoli lì, i gattoni", sentenzia qualcuno mentre passaimo compatti all'ora di corsa in 17,800 chilometri. Prima ci sono stati fuochi di artificio: dopo infiniti sorpassi e accelerazioni, Nicola Dagnino ha realizzato 18,829 chilometri sull'ora superando, negli ultimi giri, un Damele indistruttibile. Di più: "Nick" con 1h03'45" ha stabilito la nuova migliore prestazione regionale di tutti i tempi sui venti chilometri in pista , strappandola, per soli tre secondi, a Silvio De Florentiis. E noi? Proseguiamo compatti fino al 20° chilometro (passiamo in 1h07'20"), finchè Mariano Penone non allunga. Dopo 50 giri si inizia a soffrire. Non me la sento di ricucire il buco. Ancora dieci giri: Mariano è laggiù, adesso la gente si accorge di noi.....Tre giri. Eccoci alla fine. Vince Mariano Penone (Cus Genova), in 1h23'31", nuovo record regionale. Dietro finiamo così, con volatine piene di buona volontà: Massimo Cugnasco (Trionfo Ligure) 1h24'25", Vittirio Medica (Cus ) 1h23'41", Danilo Mazzone (Cus), 1h23'52". Sotto i 3'30" di media al chilometro per sessantadue giri e mezzo....sembrava facile, doveva essere facile, forse lo abbiamo reso facile. C'era solo da combattere la monotonia dei giri, dei rumori del tassello contagiri, quegli "schlak" a ogni tornata. Non dovevo dedicare niente a nessuno. Ma quell'atletica ha fatto parte di me stesso.![](images/cugnasco.jpg)