Potenza societaria-seconda parte
POTENZA SOCIETARIA. Quella domenica avevo attraversato la città deserta in uno dei primi esodi balneari. Pulsava un mal di testa (aggressività repressa? i tuoi volevano che corressi quella mattina stessa la Stragenova, sicuramente ti piazzavi nei primi cinque, forse ti guadagnavi qualcosa che si aggiungeva alle supplenze di Scienze naturali e Geografia, al lavoro precario di analista di informatica), e invece qui a macinare 25 giri. Eri arrivato al campo scuola. Un silenzio sottile ti aveva circondato. Pare che fossero andati tutti così così, dall'ottocentista al quattrocentista con gli ostacoli. Così Mauro Cecchinelli si era avvicinato in maniera sommessa. "Devi correre in meno di 32 minuti. Così andiamo in Serie B nazionale". Ero partito gravato di questa responsabilità. Si era avvicinato Massimo Cugnasco:"Ti aiuto io fino ai cinquemila. Poi ....". Io, Damele e Garibaldi. Dopo una crisi al sesto chilometro ero rientrato sui due. Avevano iniziato a 2'58" al primo mille. "Spero che rallentino, altrimenti...". All'ottavo ero ancora con loro. Bastava tenere, ed era fatta. Fu straordinario vedere quelli della 4x400, ultima gara in programma, che mi facevano il tifo. Saltatori, lanciatori. Ancora lì, con Rosolo e Garibaldi, sul piede dei 3'10". Ultimo mille. E vai, vai. Provaci. Sei il più lento dei tre...cosa ti importa) Cerco di allungare. Alla campana sono in testa, poi quei due califfi mi superano. Gudagnano 50 metri. 31'20" agli ultimi 250 metri. Mi sembra che Rosolo abbia vinto in volata . Ultimi cento metri, tutti mi urlano. 31'53". Missione compiuta. Cecchinelli mi abbraccia e mi invita a bere un bianco nel bar sotto il ponte della ferrovia. Maggio 1987.