Decisioni FIDAL 27 marzo
Diretta Tv in un pomeriggio di inizio primavera....Il Mondiale di cosa campestre del 20 marzo 1983 fu uno dei più spettacolari. I primi tre accreditati dello stesso tempo, il quarto a un secondo. A Gateshead, Gran Bretagna, il primo a attaccare su un circuito fangoso e pesantissimo, con colline spaccagambe a ogni giro, fu l'australiano Robert De Castella. L'allora primatista mondiale di maratona scremò subito il gruppone. Attaccati a lui l'eterno Carlos Lopes, lo sconosciuto etiope Bekele Debele, il "re" di New York Alberto Salazar (in calzamaglia), e Alberto Cova. Poco dopo metà gara fu Lopes, con uno strappo dei suoi, a cercare di andarsene, seguito da Debele, dal keniano Some Muge, e da Salazar. Nell'ultimo chilometro Lopes accelera, sembra in grado, per la prima volta, di scacciare da sè l'impietoso clichè di eterno secondo. Ma é Debele a beffarlo in prossimità del traguardo! Ecco l'ordine d'arrivo (12 km): 1° Bekele Debele (Eti) 36'52"; 2° Carlos Lopes (Por) 36'52"; 3° Some Muge (Ken) 36'52"; 4° Alberto Salazar (Usa) 36'53"; 5° Antonio Prieto (Spa) 36'54"; 6° Robert De Castella (Aus) 37'00"; 10° Alberto Cova 37'17".
A tuttora (metà mattino ) la situazione di Marco Pari è stabile. Marco, dal lettino di ospedale, sta lottando come un leone contro il virus. I familiari, in questo momento, ringraziano tutti per l'apporto dato.
La storia è quella di un pregiudicato (finito in carcere per furto) , che corre nell'ora d'aria perchè il direttore intravede in lui doti da mezzofondista e vuole farlo diventare atleta professionista. Nelle sue corse solitarie mattutine, però, il protagonista sente di essere usato dal direttore per scopi che non sono i suoi. "Io so una cosa: c'è una guerra fra me e loro", dice fra sè e sè. Così, il suo supremo atto di libertà , di ribellione, avviene durante la corsa campestre. Ormai è in testa, mancano pochi metri al traguardo, ma si ferma deliberatamente a pochi metri dal traguardo e lascia vincere il diretto concorrente lanciando uno sguardo di sfida al direttore. La sua carriera sportiva è finita, non la sua coerenza.Il romanzo, scritto dall'inglese Alan Sillitoe, è del 1959.
"Il Maratoneta", di John Schlesinger (Usa, 1976) in realtà non è un film sulla maratona. E' un giallo dove il timido studente di Storia "Babe" Levy, a New York, corre anche per dimenticare il suicidio del padre. La corsa è la spia di una solitudine di fondo, di un conflitto fra se stesso e la società. Memorabile la sequenza in cui è proprio la corsa a salvargli la vita da un criminale nazista che lo tortura.Mentre Dustin Hoffman fa appello alle risorse migliori per aumentare il ritmo e salvarsi la vita, scorre sullo schermo la figura indimenticabile di Abebe Bikila, al successo nella Maratona di Tokyo del 1964. Olimpiade.....
La Stramilano , articolata sulla distanza della mezza maratona, sabato 30 marzo 1996 vive una giornata intensa. Un mezzofondista keniano molto alto (con un breve passato da giocatore di pallacanestro) , Paul Tergat, vuole assolutamente vincere. Siamo nell'anno olimpico e la gara può essere un ottimo test. Non gli si attacca alle calcagna il fenomenale Haile Gebrselassie, che l'anno prima (era il 1995) lo sconfisse in volata sui 10000 m dei Mondiali di Goteborg. La gara sembra un affare fra keniani di grande qualità. A metà gara Paul emerge dal gruppo e diventa "l'uomo solo al comando".Le sue leve si mangiano l'asfalto suscitando l'entusiasmo del pubblico meneghino. Ed è sensazionale l'arrivo in 58'51"! Per qualche ora, qualche giorno, Tergat è il primo uomo a scendere sotto i 59 minuti nella storia della half marahon. Ma la soddisfazione dura poco. Si scoprirà che alla distanza completa mancavano 49 metri!
Una domenica di aria tersa, solare, come certi giorni di marzo sanno regalare. Con l'aria salsa che sa di pinne e costumi da mettere per un tuffo.Siamo nemmeno in 50 sul lungomare di Chiavari. Due le distanze: maratona e mezza. Si va verso Cavi di Lavagna. Dopo il primo chilometro le sensazioni sono quelle giuste. Mi trovo in testa alla corsa con Massimo Schella e un mezzofondista della Snia di Milano. Non fatico. Al giro di boa (in fondo a Cavi) provo a allungare. Dovrei essere sul piede di 3'15" al chilometro. Mi trovo all'improvviso solo in testa. Nell'andirivieni saluto Marco Pari, iscritto sulla distanza della maratona. Non è troppo distante. Le gambe, come si suol dire, girano. Al ritorno in prossimità del fiume un episodio curioso: un'automobile scarica sul posto addetti che, in fretta e furia, mettono cartelli con l'avviso del chilometraggio. Poco prima che piantino il numero cinque leggo sul cronometro: 16'30". Dietro, nessuno. Continuo e mi trovo a un incrocio. Svolto a sinistra. E' la statale della Val Fontanabuona. La riconosco perchè ho parenti a Cicagna. Nessuno sulla strada. Ho una strana sensazione...Mi giro e vedo Pari a circa 150 metri.Continuo e, a un certo punto, sul cronometro che segna 1h09'30", si materializza il cartello della mezza maratona.Mi frana addosso la consapevolezza di avere sbagliato strada. Tempo trenta secondi e mi raggiunge Marco: "Dài Danilo, seguimi...". No, non me la sento. Cose che capitano. Vuol dire che torno indietro verso Chiavari. Si ferma un'auto dell'organizzazione: "Ti abbiamo visto. Ti premiamo lo stesso a Chiavari, perchè eri nettamente in testa. Sali su e ti riporto alla partenza". All'arrivo l'organizzatore mi premia con una targa. Adesso sento la stanchezza. "Pari in testa al trentesimo chilometro, sta tenendo un ritmo da record!", mormora lo speaker. Vado negli spogliatoi, vicini alla spiaggia.Una doccia. Entra il giudice Mario Sossi. "Chissà come sta andando la gara, caro ingegnere...". Non, non sono ingegnere, sono geologo ma in quel momento sono distratto da un certo clamore e da un urlo: "ecco il primo!!!!!". Qualcuno apre la porta dello spogliatoio. E' Marco Pari. Mi avvicino: "Quanto hai fatto?". "Indovina?", mi dice. "Due ore e venticinque", abbozzo. Mi fa vedere il piccolo display del cronometro: "2h19'26".
Un astronauta corre nella navicella spaziale lanciata verso i confini dell'Universo. E' una delle scene meravigliose di "2001 Odissea nello spazio", il capolavoro di Stanley Kubrick del lontano 1968. Vedo delle attinenze con la realtà odierna, dove l'esistenza di un virus terribile costringe a fare attività motoria al coperto. Situazione emblematica......Nel film poi il computer addetto al viaggio, Hal, inizierà a dare segnali di squilibrio fino a tentare di uccidere l'equipaggio.
Lui era considerato un eterno piazzato. Soprattutto su strada e in pista. Come quando, praticamente all'esordio in maratona, sbaragliò il campo dei partenti nella Maratona di Rotterdam ma si trovò davanti l'ingombrante presenza di Robert De Castella. E fu secondo in 2h08'39". Che amarezza! Il trend sembrò invertirsi nella maratona di Los Angeles, agosto 1984, quando vinse con il record olimpico di 2h09'21". Quel giorno, 24 marzo 1985, sui prati dello Sports Cpmplex de Jamor, vicino a Lisbona, tutto il Portogallo face va il tifo per lui, Carlos Lopes da Viseu, classe 1948. L'ex tagliapietre sfoderà grinta, classe e tempismo per staccare concorrenti dal grande profilo come l'etiope Debele, Alberto Cova, l'americano Patrick Porter, l'inglese Tim Hutchings, per vincere in un un'atmosfera da tifo scalmanato in poco più di 35 minuti dopo dodici chilometri di saliscendi. Un'annotazione: il primo master (M35) a vincere competizioni mondiali! Passarono ben quindici anni, prima che un altro europeo (il marocchino naturalizzato belga Mohamed Mourhit) vincesse un titolo mondiale di cross...
Il 17 marzo 1971 Marcello Fiasconaro corre a Krugersdorp (Sudafrica) i 400 in 46"5. L'ex rugbysta naturalizzato italiano continua a far parlare di sè sul "giro della morte". Sul finire dell'anno precedente "March" aveva fatto parlare di sè con 46"5 a Stellenbosch, spingendo la Fidal a accelerare la pratica di naturalizzazione.Irruente, quasi "guascone", conquista subito il favore del pubblico. La tattica è semplice: spingere subito al massimo senza dare la possibilità ai concorrenti di replicare. Ma torniamo al 1971: due settimane dopo Marcello gareggia a Stellenbosch. Questa volta arriva un bel crono sotto i 46"0: 45"8. Sarà il preludio all'intensissima finale di Helsinki, 13 agosto dello stesso anno. March conduce in testa per tre quarti di gara, poi purtroppo cede di pochissimo al giovane inglese David Jenkins (45"45 contro 45"49). L'inizio di un mito.
Una brutta notizia, che non avremmo mai voluto dare. Marco Pari, bandiera del Cus Genova degli anni ottanta, è stato ricoverato in terapia intensiva a Genova per positività al corona virus. Questo è quanto, al momento, trapela. Pari riuscì a correre i 10000 m in 29'16"1 , i 5000 m in 14'06"7 e la Maratona in 2h19'26". Alla famiglia, da parte di Corriliguria, un abbraccio grande per non farla sentire isolata in un momento terribile. Marco ce la farà.