L'estate del 2004 verrà ricordata, atleticamente, come la stagione d'oro per la russa Yelena Isinbayeva. L'ex ginnasta di Volgograd , nel meeting di Gatshead, città culla dello sport in Inghilterra, salta 4.87. E' il nuovo record mondiale, quattro centimetri in più rispetto al salto dell'americana Stacy Dragila del 4 giugno dello stesso anno. La "ragazza che sussurra", sarà artefice di una stagione 2004 memorabile. Neanche un mese dopo, a Birmingham, ecco 4.89, altro record iridato che supera la misura di un'altra russa in forma, Svetlana Feofanova. Yelena libera le energie in quella che sembra una sfida con la misura dei cinque metri, un limite ritenuto invalicabile fino a un decennio prima. A Londra, il 30 luglio 2004: 4.90. All'Olimpiade di Atene Yelena parla all'asta prima di lanciarsi sempre più su: titolo olimpico e nuovo record con 4.91. Non è finita, perchè a Bruxelles, il 3 settembre dello stesso anno, arriva 4.92.
Ma sono anche i ricordi a lacerare, i racconti sulle vittime arrivate al Pronto Soccorso con gli occhi spalancati ancora per il terrore, il vigile del fuoco che vide carrozzerie ridotte a pellicole assottigliate. Molte volte ci si è chiesti: ma che senso ha lo sport in tutto questo? Correre, dopo una catastrofe del genere, è una deviazione, una distrazione dalla compartecipazione delle sofferenze che ci sono ancora (vedi: gli sfollati) o può essere un segnale? Il 14 agosto 2018 ,nella vita di Genova, ha rappresentato uno spartiacque: nulla sarà come prima. Ecco allora le domande che abbiamo fatto a diversi runner del posto. 1) E’ vero che la tua esistenza è cambiata?; 2) E’ cambiato anche il tuo modo di correre?: 3) Che iniziative si possono fare in ambito sportivo(podistico)?
CORRADO PRONZATI (runner Team 42.195): 1) Si è diffuso un pessimismo generalizzato. Molti si sono sentiti abbandonati, hanno ceduto attività imprenditoriali. Se devi andare a Genova,ci pensi due volte per il traffico, le code. 2) E’ cambiato anche il modo di correre, purtroppo. Molti amici di fuori Regione che si allenavano con me nei fine settimana,non vengono per problemi di viabilità. 3) Si possono trovare iniziative , si possono organizzare manifestazioni per beneficenza, ma senza strumentalizzazioni.
CLAUDIO VASSALLO (presidente Maratoneti Genovesi): 1) E’ stato un trauma psicologico. Non riuscivo a accettare l’idea che fosse crollato un ponte. Poi, tutto si è tradotto in un traffico esasperato, quasi invivibile.2) Non è che la tragedia potesse cambiare il modo di correre. Certo, in quanto presidente dei Maratoneti Genovesi, ho chiesto ai miei soci di non prendere parte a corse su strada la settimana dopo la tragedia, per motivi di rispetto nei confronti delle vittime. 3) Le manifestazioni di beneficenza andavano fatte e sono state fatte nel periodo immediatamente successivo. Farle adesso non mi sembra più opportuno. Io vedo le cose in una prospettiva differente: auspico che, nel quadro di una bonifica e del risanamento urbanistico della zona, ci sia spazio anche per lo sport.
EMMA QUAGLIA (runner Cambiaso Risso). 1) E’ stato, è ancora un grosso trauma. Per molti giorni ho pensato a dove fossi, cosa stessi facendo in quel maledetto momento. E’ una ferita. E l’atmosfera in generale è triste. Poi ci sono conseguenze poco simpatiche sulla viabilità.
2) La mia corsa è fatta di cuore e testa. Per molti giorni i pensieri andavano verso il ponte. E’ stato un mulinare continuo verso quel punto preciso.
3) Le manifestazioni di beneficenza possono andare bene nell’immediato, ma non bastano.Per migliorare la qualità della vita nelle città occorre pianificazione, attenzione all’ambiente, interventi precisi e duraturi.
SUSANNA SCARAMUCCI (runner Atletica Varazze). 1) L’atmosfera in città è cambiata un po', in peggio. Ora come mai Genova è divisa in due parti. C’è molto traffico, ci si sposta con difficoltà. All’inizio è stato terribile, poi, a poco a poco, si è trovato il coraggio di andare avanti.
2) La mia corsa non è cambiata. Certo, non sono stata indifferente al dramma.Però io cerco di vedere l’aspetto positivo del correre, per me è sempre stato un momento di ricreazione.
3) Le manifestazioni di solidarietà e beneficenza sono state importanti. Le ho trovate un momento di vicinanza alle vittime.
MARIO CODELLA (dirigente Cambiaso Risso). 1) Nell’immediatezza c’era una grande tristezza. Sembrava quasi che ognuno avesse avuto una vittima. Poi , ci si fatta, anche se dolorosamente, l’abitudine. A poco a poco tanti aspetti , come la viabilità, sono migliorati. 2) No, la mia corsa non è cambiata.La interpreto sempre come una condivisione con altri. 3) Possono servire eccome, le manifestazioni di beneficenza. Danno un senso di unità importante, un segnale.
ROBERTO GIORDANO (runner Delta Spedizioni, testimonial diverse corse)- 1) Ci sono pro e contro. Il “contro” è che ci chiediamo ancora tutti cosa stessimo facendo quel maledetto giorno. Tutti siamo stati colpiti dall’assurdità della vicenda, e ci sentiamo sopravvissuti. Il “pro”, e non vorrei essere retorico, è che a Genova ci si è rimboccati le maniche, si è andati avanti. 2) La sera prima del crollo sono passato sul ponte a mezzanotte. Ne venivo da un trail. Per molti mesi, mentre correvo, sono stato quasi ossessionato dal ricordo. 3) Occorre capire quando la solidarietà è vera. Ci sono state polemiche perché i ricavati da certe manifestazioni non sono andati agli sfollati. Non mi è sembrato rispettoso nei loro confronti.