Riassunto della riunione fidal "Atletica uno sport di squadra"
Un’atletica a 360 gradi, che sappia coinvolgere atleti, giudici e tecnici in maniera collaborativa. Questo l’argomento della riunione Fidal Liguria di mercoledì 29 maggio dal titolo “Atletica uno sport di squadra”, che, on line, ha coinvolto 43 fra rappresentanti dell’Universo atletica regionale. Occasione in cui, per la prima volta, è stata presentata la Commissione atleti formata da Mattia Braggio, Giordano Musso, Ilaria Marasso e Irene Sinesi. Ha introdotto i lavori il presidente regionale Carlo Rosiello: “ Insisto molto, oggi, su tre temi che per me sono molto importanti. Il primo è il rapporto fra tecnico, giudice, e atleta. Ci vogliono, in generale , più educazione e rispetto dei ruoli. Ognuno sa cosa deve fare, all’interno del suo ruolo, e quindi deve agire rispettosamente. In secondo luogo, ci vuole anche più collaborazione nel campo gara. In terzo luogo, occorre affrontare stimoli e sfide future. L’atletica sta cambiando, come sottolinea più volte il presidente nazionale Stefano Mei, e deve fare gioco di squadra”. L’atletica, anche a livello regionale, deve fare sistema. “Dobbiamo garantire un’apertura ai giovani. L’atleta di oggi non è quello di una volta. Vanno capite le sue esigenze. Proprio per questo abbiamo creato una Commissione Giovani per la prima volta”. E’ intervenuto Giordano Musso, uno dei membri: “Siamo qui, anche per fare proposte a livello nazionale”. Mattia Braggio, presidente della Commissione:”Stefano Mei considera molto importante la nostra missione, perché deve essere condotta a stretto contatto con i giudici per migliorare l’atletica stessa”.Federico Picchi, giudice arbitro, così interviene:”Da soli si fa poca strada. A mio parere bisogna puntare sulla buona organizzazione delle gare. Se le manifestazioni sono bene organizzate, i giudici non commettono errori, e i tecnici non si lamentano con i giudici. Occorrono anche nuove idee”. Sempre per quanto riguarda i giudici, ecco Franco Petenzi,:”Mi preme sottolineare il fatto che ci siano pochi giudici e pochi atleti a prendere parte alle manifestazioni, rispetto alla percentuale di tesserati. Certo, ci vorrebbe più partecipazione sul campo gara. Visto che lavoriamo a ranghi ridotti, perché non fare partecipare a ruoli di segreteria anche atleti master? “. Così il fiduciario tecnico ligure Emidio Orfanelli: “Nel mio piccolo, con le risorse a disposizione, ho fatto in modo da incentivare la partecipazione a rappresentative e selezioni. Ad esempio, abbiamo creato la selezione per il Cross di Alà dei Sardi, ed è la prima volta in Liguria, quindi dopo due anni abbiamo organizzato la squadra allievi per il Brixia Meeting . altra novità il Gran Prix di cross. Si fa fatica a trovare collaborazione, lo devo dire”. Rosiello dedica attenzione ai giovani: “E’ chiaro che occorre trovare forme di incentivazione per reclutare i giovani.Non si può andare avanti nel solito modo, come ad esempio era mio modo di essere mezzofondista. Ci vogliono riconoscimenti economici”. Ne è seguito, poi, un dibattito vivace e anche costruttivo. Ecco una decana dei giudici gara, Anna Semeria:”A mio parere gli atleti in generale sono gentili, non così i tecnici, che a volte trascendono. Capisco che vogliano molto dagli atleti, ma occorre che si diano una regolata. Anche questa è collaborazione”. Petenzi: “Insisto a dire che occorre anche ragionare su un calendario migliore. Siamo in pochi”. Sergio Lo pResti, decano dei tecnici: “Sottolineo il fatto che i tecnici sono lavoratori. A me interessa un calendario il più prolungato possibile. Per quanto mi riguarda, gli atleti si sentono tutelati dagli allenatori e rispettano il lavoro dei giudici”. Roberta Fontana, responsabile settore giovanile del Cus: “Devo dire che noto, per fortuna, una migliore collaborazione in generale. Rispetto al passato, ho notato passi in avanti . Anni fa c’erano stati anche episodi poco belli”. Una prima riunione (ne seguiranno altre) all’insegna di aperture nei confronti dei giovani, alla ricerca di nuove idee. “Ci vuole un gioco di squadra per capire la realtà dell’atletica odierna”, conclude Carlo Rosiello.
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