Intervista a Federico Leporati

LEPORATI

Ci viene quasi un senso di colpa a distogliere Federico Leporati dall’appagante lavoro in the nature di curatore delle vigne nella magnifica location di San Terenzo di Lerici, dintorni di La Spezia. “Sono pensionato, così mi dedico a produrre un po' di vino. Sciacchetrà? No, sarebbe troppo impegnativo…”. In fondo anche il portoghese Antonio Pinto , ex mezzofondista di grande valore, produce Vinho do Porto nelle lontane terre lusitane…ma bando a analogie e battute, è Federico, che molti conoscono come allenatore dello Stefano Mei campione europeo dei diecimila nell’edizione memorabile di Stoccarda, il nuovo responsabile nazionale del mezzofondo. Egli stesso fu ottimo specialista dei 1500 in gioventù, quindi grande scopritore di talenti nel Golfo dei poeti: “ E guarda un po' se mi hanno conferito l’incarico proprio in fine di carriera- dice con un filo di humour- ma adesso pronti al lavoro. Ci sarà molto da fare”. Una Fidal a trazione spezzina, con Mei stavolta presidente nazionale. Partiamo cartesianamente dalla pars destruens, ossia con il mezzofondo azzurro un po' in ombra a Tokyo: “No, non sono d’accordo. Le ragazze hanno fatto molto bene. Mi riferisco a Nadia Battocletti, che, oltre a qualità fisiche, ha dato prova di carattere, di personalità. Non può che crescere. Anche Ilaria Sabbatini ha fatto molto bene. Non mancano giovani interessanti come Simone Barontini sugli 800 metri. Ha mancato il pass olimpico per un’inezia. Quest’anno abbiamo avuto molti mezzofondisti sotto i 3'39” sui 1500 . Mai vista una cosa del genere. E parlo di Meslek, di Pietro Arese, di Joao Bussotti Nives. Non possono che crescere”. L’organigramma delle federazione è divisionale: al posto di uffici e competenze diverse, le varie specialità della Regna degli sport. Federico, classe 1954, è responsabile del settore mezzofondo: “Tra i miei compiti c’ è, ad esempio,  quello di dare un indirizzo ai vari tecnici e collaboratori di settore. Ad esempio, io non mi stancherò mai di sottolineare l’importanza di lavorare sui finali di gara. Ormai sono un aspetto importantissimo per eccellere a livello mondiale. Inoltre il mezzofondista di livello deve leggere l’evolversi di una gara e reagire nella maniera più adeguata”. Alle porte dell’inverno, ecco il primo appuntamento importante: gli Europei di cross di Dublino” Gli Europei di cross si stanno trasformando quasi in mondiali. Ci sono molti atleti naturalizzati che, viste le caratteristiche, danno alla manifestazione una chiave d’interpretazione sempre più dinamica. E’ chiaro che è sempre presente un certo gap con keniani e etiopi, ma la campestre è sempre un ottimo banco di prova”. Insomma il motto arcelliano “Cross scuola di campioni”, vale sempre: “Ci ho sempre creduto da mezzofondista, poi da tecnico. Non mi demoralizzavo quando, ad esempio Stefano Mei , a Roma, perse il titolo mondiale juniores 1982 con gli africani, né quando faticò a entrare nei primi venti classificati del Cross delle Nazioni a Neuchatel ’86. Lì costruì la base aerobica per i successi futuri”. Nel breve termine, quindi, grande importanza ai cross: “Inoltre possono essere considerati parte integrante di mezzofondisti e maratoneti nel corso della lunga e pesante stagione invernale. I cross possono essi stessi essere  interpretati come allenamenti utili”. Il recupero di Yeman Crippa?: “Non parlerei di recupero. Yeman non si discute, ci può stare un periodo di appannamento in occasione dell’Olimpiade. E’ uno degli uomini chiave del mezzofondo”.  Comunque, l’effetto Tokyo si fa sentire. “Vedo i campi di atletica pieni di ragazzini. Occorre creare qualcosa che non sia frutto di casualità. A mio parere Antonio La Torre ha fatto un ottimo lavoro. Inoltre c’è l’effetto passione: l’atletica è uno sport unico in quanto a passione profusa da atleti, tecnici, dirigenti. E’ chiaro che , per continuare a fornire vittorie, non basta”. La struttura federale vedrà responsabili di settore interagire con i fiduciari tecnici regionali:”Mi vedo  girare l’Italia, fra poco, per stabilire un dialogo proficuo con il territorio. Molti tecnici che fanno un grande lavoro, ad esempio, si sentono abbandonati. Non va bene. Però occorre un dialogo da parte loro. Ci vuole collaborazione. Certo, veniamo da un anno straordinario. Occorre qualificare tutto il grande lavoro fatto in periferia”. Un pensiero rivolto alla maratona: “Eyob Faniel a New York è stato straordinario. Ne avevo apprezzato le qualità anche prima del suo exploit. E’ un atleta al quale bisogna dare fiducia”.

                     

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