Intervista a Ottaviano Andriani

Uno dei grandi della maratona italiana è senz’altro Ottaviano “Ottavio” Andriani.  Il maratoneta pugliese delle Fiamme Oro è uno dei pochi, nella storia della maratona in Italia, a avere preso parte alle olimpiadi (ha corso a Pechino nel 2008). Vanta un personale di 2h09’07” sui fatidici 42,195 chilometri. Ha corso la mezza maratona in 1h02’08”. E ha solo 39 anni….

“Ottaviano, sei un ospite affezionato della Mezza delle due perle…”

 

“Si, l’ ho vista nascere. C’è stata tanta passione fin dagli inizi. Poi la gara è letteralmente decollata ed è conosciuta anche in Europa.Devo dire che, in questi tempi difficili, è riuscita a trovare formule nuove come la Portofino Run del giorno prima. Una dieci chilometri alla portata di tutti, e anche delle famiglie e delle coppie”.

“Ossia?”

“Mettiamo il caso che ci sia una famiglia di amatori. Magari il marito si è preparato scrupolosamente e vuole correre i classici 21,096 chilometri. Beh, la moglie può gareggiare il giorno prima a Portofino. O viceversa. Trovo la cosa geniale”.

“Portofino, lo dice la parola stessa…”

“Appeal. Per un amatore è importante. Sia a Portofino che con la Mezza delle due perle ho scoperto la Liguria. Guardavo a destra e vedevo il mare, a sinistra il verde. Questo è stato una novità. Non c’è confronto con manifestazioni analoghe. Poi c’è anche una dimensione umana della gara. In altre località ti sembra di timbrare il cartellino. Dopo la gara è finito tutto. Qui no. C’è un’atmosfera speciale”.

“Se tu dovessi dare dei consigli….”

“Adesso sto conseguendo il brevetto di primo livello di istruttore Fidal. Sono nato con il settore giovanile e penso che gli amatori potrebbero portare i figli a fare atletica.  Hanno entusiasmo da vendere, ma dovrebbero capire che occorre non esagerare. Dal punto di vista tecnico per un podista medio la Mezza delle due perle rappresenta un ottimo test con i suoi saliscendi. Per chi si dedica ai diecimila metri, perché non correre Portofino run?”.

“Un ricordo?”

“Non è legato alla gara, ma al periodo di allenamento in quota nel 2010 a Iten, in Kenya, con il campione olimpico Stefano Baldini e Il futuro campione di Londra 2012 Mo Farah (Gran Bretagna).Trenta chilometri tutti i giorni a duemila metri di quota su un sentiero. Il segreto dei mezzofondisti africani?Al di là di tutto, vivere secondo natura. Si svegliano al levar del sole e si addormentano al tramonto. Vivono una vita semplice, lontana anni luce dalla nostre nevrosi. Sono capaci di vivere e correre al buio, nel silenzio”.

“Si parla di un’atletica italiana in crisi…”

“C’è bisogno di entusiasmo. C’è bisogno di motivare i giovani. Nessuno ha la bacchetta magica. Però sottolineo due personaggi: Stefano Baldini adesso ha la responsabilità del settore giovanile e può essere da esempio alle nuove generazioni; Andrea Lalli (recente campione europeo di cross-ndr) ha capito che bisogna allenarsi in Kenya. Ci sono le premesse per un cambiamento”.

               Danilo Mazzone

 

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