Intervista a Gabriele Pace

Dal mare di Sicilia, dai quasi trenta gradi, la strada sale. "Nel corso di 43 chilometri all'inizio si hanno pendenze di circa il 6%, poi, dopo il trentesimo, anche di dieci. Ovviamente nulla di graduale". Ha quasi un significato ancestrale la Supermaratona dell'Etna, quasi da esplorazione tipo Plinio il vecchio verso i misteri della terra, verso quel condotto vulcanico ancora attivo che continua a ffascinare e a incutere timore. "Sono partiti molto forte subito. D'altronde al via c'erano grandi specialisti come Marco Menegardi, tre volte vincitore del Passatore, come Riccardo Borgialli. Verso il quattordicesimo chilometro li ho raggiunti". E , come è ormai classico, il punto di svolta verso il trentesimo chilometro: "Ho aumentato l'andatura e ho avuto buone sensazioni. Ho insistito". Lo scenario si fa quasi lunare: "Abbiamo corso gli ultimi chilometri sulla lava, sono arrivato in prossimità del cratere". Nonostante qualche crampo nelle ultime fasi, Gabriele vince in 3h40'09", secondo tempo nella storia della gara. Nel giro di due mesi l'alfiere del Delta Spedizioni ha dato dimostrazione di un'ecletticità quasi senza limiti. Dalla pista all'esordio in maratona a una maratona estrema: "L'esordio in 2h23' in maratona mi è servito per la gara dell'Etna. Posso dire di avere fatto, come lavoro specifico, la salita al Beigua da Varazze due volte". Dal caldo del mare agli zero gradi in vetta all'Etna. Tutto unificato dal grande amore per la Natura. "Verissimo. Ma adesso fatemi visitare le località della gara. Ci sono dei panorami fantastici".

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