Sessant'anni fa, la Maratona dell'Olimpiade di Roma. LA MARATONA

Dieci settembre 1960, Roma. Parte dal Campidoglio, verso le 17.30 di un caldo pomeriggio di fine estate, con un tipico ritorno di canicola, la maratona delle Olimpiadi. La gara che, tradizionalmente, suggella i Giochi. Molti non sanno ancora che quella sarà la Maratona. Il mito dell’Africa di invincibili, imbattibili corridori, dell’Etiopia che sforna grandissimi mezzofondisti, inizia proprio quel giorno.C’è anche un genovese, dal fisico filiforme ma dalla classe immensa, dalla volontà di ferro, sulla linea di partenza della gara che tocca i luoghi più belli della Città Eterna: Silvio De Florentiis. Il padre, Umberto, era giunto ottavo nei Campionati Europei di  Parigi del 1938. L’atletica era una tradizione per questa  famiglia  di artigiani (parrucchieri) immigrati da Penne, Abruzzo. “Non credevo ai miei occhi. Ero lì, con il russo Popov, il belga Vandendriessche, l’inglese Kelly. Mi sembrava di essere in una favola, tanto più che avevo letteralmente preso per i capelli l’unica maglia azzurra a disposizione, vincendo la qualificazione di Mondovì a spese di Tommaso Assi. Era un sogno partire in quella gara”. Classe 1936, sembra percorso da una corrente elettrica quando ricorda dalla sua casa di Quinto  gli anni ruggenti: “ In quei momenti avrei voluto attirare da quelle persone tutto il meglio. L’atletica per me è stata una seconda moglie. Leggevo su riviste programmi di preparazione. Non mi stancavo mai”. La maglia azzurra delle Olimpiadi di Roma era una grande conquista per l’ex ragazzo della Sant’Ugo, società di Oregina: “All’epoca vincevo quasi tutte le Bissolati. Aveva iniziato così”. Chilometri macinati al Pio XII, sulla pista del vecchio impianto di Cornigliano: “Andavi a fare la doccia e sputavi polvere rossa. Erano gli effetti dell’inquinamento delle acciaierie”. (prima parte-continua) 

"""""""""""""""

Login