1972: Del Buono più forte del mito Prefontaine (1° parte)

Il 13 settembre del 1972, sotto il segno della Vergine, il mito di Steve Prefontaine si incrina un po’: a scalfirlo ci pensa, nella “gara delle gare” della carriera Gianni Del Buono. Olimpico di Roma, Memorial Zauli: gli organizzatori hanno pensato di rendere omaggio a uno dei “padri” dell’atletica e dello sport italiani con una riunione che ha il piatto forte nei 5000 m. L’Italia è ancora quella delle estati scolastiche lunghissime, quelle ricordate da Ray Bradbury , che iniziano il 1° giugno e finiscono (ahimè) il 30 settembre, ed è anche quella delle prime dirette TV animate dal commento di Paolo Rosi, che ha la voce incrinata dall’emozione quando un acerbo Mennea impegna allo spasimo David Hemery, quando Fiasconaro conquista un drammatico argento agli Europei di Helsinki dopo una lotta spasmodica con Jenkins. Solo da pochi anni si inizia a amare l’atletica: nel settembre del 1972 in molti si sintonizzano sul secondo canale anche perché il campionato di calcio è fermo e la recente olimpiade tedesca è stata una bella vetrina dei cosiddetti sport minori. E Steve Prefontaine giunge in Italia con la fama di mezzofondista di grande talento che mescola classe con generosità, guasconeria, voglia di uscire dagli schemi. Una sorta di spirito grunge ante litteram. “Ho sempre desiderato  superarlo in gara- dice Del Buono- anzi direi che quella gara del 1972 è stata la vittoria della programmazione, della metodologia sull’improvvisazione”.  I primi anni settanta per l’atletica italiana sono decisivi: “Io e il mio allenatore, Romano Tordelli, decidemmo di applicare la metodologia alle ricerche della fisiologia sportiva”. Il metodo e il raziocinio  contro l’istinto,anche se talentuoso.  Steve adotta una tattica semplice: spingere a tavoletta dal primo chilometro, sgranare il gruppo per vincere da solo. La gente ama lui, il suo coraggio, non quel succhia ruote del tedesco Norpoth che lo batte qualche anno prima sfruttandone la scia. In quell’occasione al momento della premiazione, e qui nasce il primo elemento leggendario, Steve infrange un po’ la cerimonia mielosa, il politically correct, per gridare la sua rabbia a Harald. Non siamo forse in tempi di contestazione?Qualche giorno prima del Memorial Zauli (è il dieci settembre) c’è la finale dei 5000 m all’olimpiade di Monaco di Baviera: Steve è incredibilmente quarto dopo avere dato l’illusione, a 400 m dalla fine, di vincere. Vincerà invece Lasse Viren, la “renna finnica

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