24 luglio 1908-Il recupero di Dorando Pietri

Era partito nelle retrovie, Dorando Pietri. Lo affiancava il canadese pellerossa Tom Longboat, capace di vincere a Boston in 2h24'. Un talento immenso. Ma non è in giornata. Fatica molto e, dopo avere accettato un bicchiere di champagne, stramazza al suolo. Il sudafricano,  Charles Hefferon, in testa dal 25° chilometro, sembra in difficoltà. Emilio Lunghi, che va e viene in bici sul percorso, informa Dorando. Che insiste, tanto più che l'americano Johnny Hayes, è a cinque minuti. Verso il 35° chilometro Hefferon è a 200 m. A Wibledon, tempio del tennis, Dorando lo raggiunge! Siamo attorno al quarantesimo chilometro. Pietri spinge a più non posso, sorretto da una folla assiepata sul percorso. E sta forse qui la causa del malore, insieme alla disidratazione per caldo, che gli annebbia la vista proprio in prossimità dello Stadio. Dorando sbanda, cade, la folla ammutolisce. Impiegherà 9 minuti e 46 secondi a percorrere 350 metri, sorretto dai giudici. In questo modo taglia il traguardo in 2h54'46". Non sa ancora che diventerà il "perdente più famoso della storia" in una Maratona che è stata vita, morte e resurrezione.

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