La storia di Mark Plaatjes

Nel 1992 sono a Londra per correre la maratona. Mi capita sotto mano un libriccino con tante storie dei partecipanti alla gara. Uno di questi è l’ex sudafricano Mark Plaatjes, che aveva ottenuto da poco la cittadinanza americana. Plaatjes è nato nel 1962 in Sudafrica da padre olandese e madre africana. E’ un meticcio. Quindi, è discriminato in base al vergognoso regime di apartheid. Tutto questo non gli tarpa le ali, perché dimostra di avere del talento: il 4 maggio 1985 corre la maratona a Port Elizabeth in 2h08’58”, ma il risultato non si può omologare perché la Iaaf non riconosce ancora il Sudafrica e perché il percorso ha troppa discesa. Il 1 maggio era riuscito a scampare a un linciaggio: “Correvo insieme con un amico a Città del Capo, vicino a un parco dove si erano radunati migliaia di lavoratori che festeggiavano il 1 maggio. Alcuni estremisti ci inseguirono e volevano “incollanarci” (si legavano attorno al collo dei pneumatici, gli si buttava benzina e gli si dava fuoco-ndr) perché ci avevano visti come simboli del capitalismo. Se non fossimo stati allenati, saremmo morti”. Nel 1986 cerca di iscriversi alla maratona di Boston: “Gli altri maratoneti si ribellarono dicendo che eravamo sudafricani e quindi razzisti….in realtà avevano paura di noi”. Dopo qualche anno si trasferisce negli USA e ottiene la cittadinanza americana. Nel 1993 a Stoccarda, vince il titolo mondiale di maratona con la maglia degli USA. E’ il primo americano a vincere una medaglia nella maratona dei mondiali.Finiscono le sue sofferenze.

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