"Sport e psiche"

Lo sport attiva energie psicologiche a volte imprevedibili. Non c'è solo la scarica di adrenalina. "Sport e psiche" (Armenia, 1978), pur con esagerazioni e approssimazioni, è un testo interessante. Fenomeni di dejà vu , sensazioni di strane presenze (come il pioniere dell'aviazione Charles Lindbergh), oppure esperienze al limite . Il tempo dilatato è quello della finale olimpica di Montreal 1976, quando il neozelandese John Walker passa in poco più di tre minuti dallo sconforto , dal baratro esistenziale  alla gioia incontenibile per avere vinto il titolo. Come gli aveva scritto, con spirito di preveggenza, la nonna in una lettera qualche settimana prima. Una sensazione pari alla maratona corsa clandestinamente dalla pioniera dello sport Katerine Switzer. O all'incredibile percezione provata da Roger Bannister quando fu il primo uomo a scendere sotto i quattro minuti sul miglio: "A metà corsa mi sentivo distaccato dal terreno"

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