Tarascio e il coronavirus

Vincenzo Tarascio, genovese, classe 1959, è un pioniere dell'ultramaratona azzurra. Vanta nel curriculum sportivo esperienze estreme, al limite della resistenza umana, come diverse 24 ore, la 48 ore indoor al Palasport di Brno (Repubblica Ceca), e addirittura una sette giorni di corsa in Germania.Non mancano cose più classiche come la Cento chilometri del Passatore, Cinquanta chilometri e esperienze che gli hanno fatto vestire diverse maglie azzurre. Parla volentieri con noi dell'emergenza Coronavirus: "Bisogna rendersi conto che, secondo me, ci si trova davanti a un'emergenza epocale. E' come se parlassimo di una guerra". La passione sconfinata per la corsa, a suo dire, non deve andare oltre: "Non corro da due settimane. Faccio stop completo.In questo momento devo rinunciare all'attività motoria all'aperto. E' un atto di rispetto verso chi soffre. In fondo, ci viene chiesto un piccolo sacrificio...". Per mantenere la forma, come si può fare?: "Il tapis rulant è l'ideale. Se poi si è fortunati a disporre di terrazzi ampi, o giardini, perchè non ripiegare su una specie di "corsa domestica"? Non ci si deve sentire come dei criceti in gabbia. Dobbiamo pensare di vivere in una sorta di stato di guerra. Durante la guerra non si correva, che mi risulti. E purtroppo, penso che ne avremo per un pò". Tutto questo in un periodo di grande tensione sociale: "Occorre rispetto della legge, ma anche delle opinioni altrui. Basta con faziosità e fanatismi". 

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