Alla ricerca del tempo perduto-Il Cus Genova di atletica è cinquantenne

Alla ricerca del tempo (manuale e cronometrico) mio e di tanti altri. Forse, di una generazione.Parafrasando Marcel Proust.Tempo libero per modo di dire, un tempo riempito dalla corsa, con epicentro Villa Gentile. Dalla Geologia studiata a Palazzo delle Scienze di San Martino , sempre con quella borsa in mano, verso il regno della libertà su tartan. Un giorno  mi presento all'esame estivo di Geologia Appllicata davanti a sua maestà Floriano Calvino, fratello del celebre Italo. "Ventisette e basta. Finiamola qui", sentenzia. Io annuisco. Mi guarda con sguardo penetrante, affilato: "Cos'ha in quella borsa?". "Vado a allenarmi al campo di atletica, a Villa Gentile...", rispondo timidamente. L'assistente, Brancucci, dice: "Guardi che è campione ligure di maratona..". "Perbacco, se l'avessi saputo le avrei dato trenta!". Il Cus Genova di atletica era una Villa Gentile scandita da ritmi, passaggi, corsie, oppure uscite sul lungomare verso Nervi. Da "Villa" erano cinque chilometri esatti verso la Croce Verde di Nervi. Se si ritornava, ecco un diecimila. Un giorno Marco Pari entra negli spogliatoi felice come una Pasqua: "Guarda qua!". e Mi indica il cronometro fisso su uno cifra: 29'50". Meno di tre al chilometro su dieci chilometri. Per noi, un miraggio. Non ho mai tenuto un diario di allenamenti, però ho una buona memoria e allora ecco, sempre dietro a Marco, 4x3000 in 9'30" in allenamento. In più, volata di cento metri verso il WC di Villa per espletare un bisogno fisiologico impellente. Entravo in punta di piedi nella sede di via Montezovetto, intimorito da figure di azzurri e presenze olimpiche. Paola Bolognesi, Carla Lunghi,   Claudio Castanini, Antonella Capurro, poi arrivarono Silvia Salis, Emma Quaglia, Emanuele Abate, Luminosa Bogliolo, Silvia Salis.....Lo stile Cus è sempre stato diverso dal mio. Pronti a scherzare su tutto, a sdrammatizzare. British style, "albarino", "buona borghesia?". Però era bello vedere dirigenti fare un tifo indiavolato, perdere l'aplomb classico, rompere il riserbo genovese per quello sorta di follia positiva che è l'atletica, che è la corsa... E anche se quell'atletica non c'è più, mi porterò sempre nel cuore i ricordi delle trasferte, della noia prima delle riunioni su pista, dei "panini mangiati alle stazioni (Nanni Moretti)", come di una magnifica parentesi della mia vita.

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